Rating Italia a BBB+: ma la Partita è Ancora Lunga
Ammettiamolo, la notizia della promozione del nostro debito sovrano a BBB+ da parte di Standard & Poor’s ha fatto tirare un sospiro di sollievo a molti. In un mondo finanziario che sembra vivere sull’orlo di una crisi di nervi perenne, un upgrade è sempre musica per le orecchie, specialmente per un Paese come il nostro, spesso trattato – diciamocelo – con un misto di affetto e sufficienza dai mercati internazionali.
Il Diavolo (e il Debito) sta nei Dettagli
Il nostro rapporto debito PIL, resta pur sempre uno spauracchio mediatico. I dati più recenti ci dicono che il debito in valore assoluto ha appena sfondato la soglia psicologica (e un po’ terrificante) dei 3.000 miliardi di euro. Un nuovo record storico che fa sempre notizia, ma che va letto con la lente dell’analista.
Qui entra in gioco la “peculiarità italiana” tanto cara a noi che studiamo la finanza comportamentale: una quota significativa di questo debito monstre è nelle mani degli italiani stessi.
Famiglie e imprese nostrane, come sottolineato anche da S&P e confermato dal successo di emissioni come il BTP Valore, continuano a investire nel debito del proprio Paese. Si parla di oltre 400 miliardi di euro “neutralizzati” dal risparmio privato nazionale.
Questo non cancella il problema, sia chiaro, ma ne cambia la percezione del rischio. Il nostro debito “problematico”, quello esposto alle bizze dei mercati internazionali, si avvicina così a quello di Paesi considerati (a volte a sproposito) più virtuosi, come la Francia. Forse è ora di aggiornare qualche vecchio stereotipo?
Luci e Ombre Macroeconomiche
Mentre celebriamo il rating, non possiamo ignorare il quadro macroeconomico più ampio. Le previsioni Istat per il 2024 e 2025 parlano di una crescita del PIL modesta (+0,5% e +0,8%), trainata più dall’export che dalla domanda interna. L’inflazione, pur sotto la media europea, mostra qualche timido segnale di rialzo a inizio 2025, mentre il mercato del lavoro, pur con tassi di occupazione in miglioramento, mostra ancora un distacco significativo rispetto alla media UE. La produzione industriale, poi, sembra faticare più di quella dei partner europei.
Insomma, il motore Italia c’è, ha dimostrato resilienza e capacità di adattamento (pensiamo alla manifattura, all’agricoltura di valore, al turismo post-pandemia), ma non gira ancora a pieni regimi. Le riforme, come quelle previste dal PNRR e la recente riforma fiscale, sono tessere fondamentali di un puzzle complesso che deve ancora completarsi e, soprattutto, dimostrare la sua efficacia nel lungo periodo. La semplificazione, la digitalizzazione della PA, la giustizia più rapida: sono tutti fattori abilitanti che attendiamo alla prova dei fatti.
Oltre il Rating: Consapevolezza e Immagine
Cosa ci portiamo a casa da questo BBB+? Sicuramente un costo del finanziamento del debito potenzialmente più basso (e gli ultimi collocamenti sembrano confermarlo) e una rinnovata (si spera) fiducia da parte degli investitori. Ma l’obiettivo deve essere più ambizioso. Si tratta di costruire e comunicare un’immagine dell’Italia più aderente alla realtà complessa e sfaccettata di oggi, superando i preconcetti.
Rappresentare meglio il Paese significa anche essere consapevoli delle sfide ancora aperte – dal debito assoluto alla crescita da stimolare, passando per l’attuazione efficace delle riforme – senza cadere né in trionfalismi eccessivi né in catastrofismi autolesionisti.
Questo BBB+ è una tappa, non il traguardo. Un incoraggiamento a proseguire su un sentiero che richiede rigore, visione e, perché no, quella capacità tutta italiana di trovare soluzioni ingegnose anche quando la strada si fa in salita. La partita per la credibilità e la prosperità del Paese si gioca ogni giorno, ben oltre le pagelle delle agenzie di rating. E noi, come consulenti e osservatori, abbiamo il dovere di analizzarla con lucidità, senza sconti ma anche senza pregiudizi.
STAY TUNED!