Dollaro e Bond USA al decoupling: addio al Vecchio Amore?
Si possono dire tante cose sull’operato di Trump ma su una dobbiamo dare atto che è riuscito nel suo intento. Infatti se voleva far indebolire il USD per avere anche un effetto compensazione con l’aumento dei dazi, su questo ci è riuscito.
Poi siamo d’accordo sul fatto che questo ha coinciso anche con una crisi di fiducia nei confronto del Dollaro USA le cui conseguenze sono tutt’altro che trascurabili, intanto però la svalutazione è arrivata.
Infatti parliamo di una correlazione che, fino a qualche tempo fa, sembrava più solida di un matrimonio (almeno si capisce che certi amori sono per sempre finchè durano): è la relazione tra le obbligazioni USA e il Dollar Index. Un idillio finanziario che, a quanto pare, ha deciso di prendersi una pausa di riflessione, e non senza qualche scossone che sta facendo tremare più di un portafoglio.
Per anni, l’equazione era semplice, quasi banale per gli addetti ai lavori: quando i rendimenti dei Treasury americani scendevano, il dollaro tendeva a indebolirsi. Viceversa, rendimenti in salita portavano con sé un biglietto verde più forte. Una correlazione, diciamocelo, quasi da manuale, basata sulla logica dei flussi di capitale: tassi più alti negli USA attraevano investitori stranieri in cerca di rendimento, aumentando la domanda di dollari e facendone salire il valore. Un meccanismo oliato, quasi un orologio svizzero, che ci ha accompagnato per decenni, fornendoci un faro in mezzo alla nebbia dei mercati. A corredo vi allego anche il grafico del differenziale di rendimento tra decennale USA e tedesco. Come vedete i flussi affluivano e defluivano anche tenendo conto dei rendimenti.
Ma ahimè, anche le storie più consolidate hanno i loro momenti di rottura, e qui entra in gioco un certo personaggio, dal taglio di capelli inconfondibile e dalla retorica mai banale: Donald J. Trump. Non è un segreto che la sua amministrazione abbia inaugurato un’era di politiche economiche piuttosto… “creative”, per usare un eufemismo. Le guerre commerciali, i dazi, la spinta al “America First” hanno iniettato una dose massiccia di incertezza e, diciamocelo, un po’ di caos calcolato sui mercati globali.
Correlazione saltata: che è successo tra Dollaro USA e Bond USA?
Ma cosa è successo esattamente? Beh, la magia è svanita, e in un modo che ha lasciato molti a grattarsi la testa. Vedere i tassi obbligazionari muoversi senza che il dollaro seguisse pedissequamente il copione è un po’ come aspettarsi la pioggia in piena estate e ritrovarsi invece un sole cocente. Un decoupling, per usare il gergo tecnico, che ha mandato in tilt non pochi algoritmi e, ancor più, le convinzioni di molti analisti.
In sostanza, stiamo vivendo un’epoca in cui le vecchie certezze stanno saltando. Non è più solo una questione di differenziali di tasso; entrano in gioco fattori geopolitici, la fiducia (o sfiducia) nelle politiche governative, e un’ondata di protezionismo che sta ridisegnando le mappe del commercio internazionale. Il dollaro, in questo scenario, si muove quasi con una vita propria, sfidando le leggi di gravità che lo legavano ai bond. E poi ovviamente se poi si mettono anche le banche centrali… E poi la PBoC. Ha copiosamente venduto Treasury, contribuendo all’indebolimento quindi del Dollaro USA (ha praticamente venduto USD indirettamente) e allo stesso tempo ha anche generato offerta sui titoli che sono scesi di prezzo. Voilà spiegato il fenomeno.
DOMANDA: possiamo quindi pensare che questo DECOUPLING possa continuare all’infinito, possiamo pensare che l’USD perda il ruolo di “valuta di riferimento” a livello globale? Possiamo pensare che i rendimenti allettanti sul Dollaro USA possano essere ignorati da chi vive sul “carry trade” nel medio periodo? Ecco, secondo me no. Arrivata una stabilizzazione vedremo nuovamente ripartire la correlazione tra DXY e rendimenti USA. E’ solo una questione di tempo, ma dobbiamo ritrovarci con una stabilizzazione della situazione che oggi pare ancora lontana.
STAY TUNED!