DOT PLOT: aspettative tassi USA e inflazione

Pubblicato 19 Giugno 2025 Aggiornato 21 Giugno 2025 11:05

Tutto come previsto. Tassi fermi, strategia wait & see e Trump che definisce il capo del FOMC uno stupido. Direi tutto bene.
Jerome Powell, il nostro direttore d’orchestra, ha tenuto i tassi fermi, come ampiamente previsto. Eppure, sotto la superficie, il dibattito è più acceso che mai. Da un lato, i “colombi” esultano per la conferma dei due tagli attesi entro fine anno nei famosi dot plot. Dall’altro, i “falchi” storcono il naso, notando una maggiore dispersione nei voti e un numero crescente di membri propensi a mantenere i tassi invariati. Insomma, a ciascuno la sua Fed, un po’ come un buffet dove ognuno prende ciò che più gli aggrada.

DOT PLOT FOMC: la tabella previsionale sul tasso FED

Ma non è finita qui. Le nuove proiezioni economiche dipingono un quadro, oserei dire, quasi shakespeariano: una crescita in decelerazione, una disoccupazione in aumento e un’inflazione che si ostina a rimanere ben al di sopra degli obiettivi. Praticamente, una “stagflazione moderata” che ci fa venire in mente quelle diete dove perdi peso ma ti senti sempre affamato. E Powell? Con una calma olimpica, ha ribadito che la politica monetaria è ancora “moderatamente restrittiva” e che serve tempo, pazienza, chiarezza e consistenza. Forse si riferiva anche a noi, poveri appassionati della materia, sempre alla ricerca della prossima “verità” in un mare di dati contraddittori.

E come detto in apertura, Donald Trump, con la sua consueta delicatezza, ha definito Powell “stupido” e “troppo in ritardo” nel tagliare i tassi. Ha persino accarezzato l’idea di nominare se stesso alla guida della banca centrale. Immaginate la scena: il FOMC trasformato in un reality show, con l’ex Presidente che urla “You’re Fired!” a ogni divergenza d’opinione. Diciamo che la stabilità dei mercati non sarebbe proprio la priorità.

E l’inflazione? Sembra un ospite indesiderato che si ripresenta ogni volta che pensi di averlo messo alla porta. Le politiche tariffarie dell’amministrazione Trump non hanno certo aiutato, contribuendo ad alzare le stime. Wall Street, nel frattempo, ha un occhio sull’inflazione e l’altro, con una certa apprensione, sulla geopolitica, in particolare sull’Iran. Perché si sa, un conflitto può far saltare tutti i piani, anche i più solidi. E mentre Powell ribadisce che il suo unico scopo è la stabilità dei prezzi e la piena occupazione, e non certo la “consistenza del dollaro” o il “rifinanziamento del Tesoro”, è difficile non pensare che un po’ di “dissing” tra Casa Bianca e Fed sia ormai la norma. ma state pur certi che sull’inflazione ci sarà ancora molto da dire. Basta guardare il grafito delle aspettative di inflazione dell’Università del Michigan. Direi che prima di avere stabilità ce ne vuole. E questo grafico dovrebbe spiegare al signor Trump che Powell non è poi così stupido ma semplicemente coerente al suo mandato.

US inflation expectation: Michigan University

Cari lettori, la lezione è chiara: la situazione è incerta. E “incertezza” è stata, non a caso, la parola più ripetuta da Powell nella conferenza stampa. L’escalation bellica, esclusa dalle stime della Fed, non fa che aggiungere ulteriore complessità a un quadro già non facile. E quindi brutto dirlo ma stiamo alla finestra a vedere che succede, sperando che non arrivi una bomba nel frattempo, un cigno nero che ovviamente farebbe comodo a nessuno.

STAY TUNED!

Danilo DT

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