Escalation Israele-Iran: gli USA alla finestra ma non troppo

16 Giugno 2025 08:01

Eppur si muove. Per mesi sembrava che la macchina dei mercati malgrado tutto fosse tarata solo al rialzo. Ci voleva qualcosa che smuovesse. Eccovi serviti.

Il recente attacco israeliano all’Iran segna un punto di svolta nelle dinamiche geopolitiche mediorientali, con ripercussioni immediate sui mercati finanziari globali. L’operazione, lungi dall’essere un bluff diplomatico, rappresenta una mossa strategica calcolata che richiede un’analisi approfondita delle sue implicazioni economico-finanziarie.

La questione energetica emerge secondo me come il vero fulcro dell’analisi macroeconomica di questo scenario. Gli Stati Uniti, pur avendo autorizzato l’azione israeliana, mostrano chiari segnali di voler contenere l’escalation regionale. La ragione è strategicamente evidente: un allargamento del conflitto potrebbe compromettere lo Stretto di Hormuz, arteria vitale per oltre il 20% del traffico petrolifero mondiale.
Per l’amministrazione Trump, il controllo del prezzo del petrolio rappresenta una priorità assoluta nella strategia economica nazionale per quale motivo? Semplice. Un incremento incontrollato dei prezzi energetici innescherebbe una spirale inflazionistica che, sommandosi agli effetti delle nuove tariffe commerciali, metterebbe sotto pressione i rendimenti obbligazionari e comprometterebbe i piani di riforma fiscale orientati alla riduzione delle tasse. Insomma se già adesso Trump è in difficoltà, immaginatevi dopo.

Andiamo nel dettaglio. Ne vale la pena.

13 giugno 2025

Israele ha condotto attacchi aerei mirati contro obiettivi strategici iraniani, tra cui impianti nucleari e infrastrutture militari. Il Medio Oriente produce circa un terzo del petrolio mondiale, e l’Iran, con i suoi 1,7 milioni di barili giornalieri esportati, gioca un ruolo cruciale. Inoltre, lo Stretto di Hormuz, controllato in parte da Teheran, è un collo di bottiglia strategico attraverso cui transita il 20-30% del commercio globale di idrocarburi. Un’interruzione in questa regione potrebbe avere effetti devastanti sull’offerta energetica globale.
Secondo JP Morgan, un attacco diretto alle infrastrutture petrolifere iraniane o un blocco dello Stretto di Hormuz potrebbe causare un’impennata del prezzo del Brent fino a 130 dollari al barile, con picchi estremi che alcuni analisti stimano addirittura a 150 dollari in caso di conflitto prolungato. Questo scenario non solo spingerebbe i prezzi del carburante alle stelle, ma riaccenderebbe le pressioni inflazionistiche in un’economia globale già fragile.

L’Allarme di JP Morgan: Petrolio e Inflazione in Primo Piano

Lo studio di JP Morgan, pubblicato il 12 giugno 2025, evidenzia uno scenario preoccupante. Un’escalation del conflitto potrebbe portare il prezzo del petrolio a 120-130 dollari al barile, con un impatto diretto sull’inflazione negli Stati Uniti, che potrebbe raggiungere il 5%. Questo livello di inflazione complicherebbe gli obiettivi delle banche centrali, in particolare della Federal Reserve, che si troverebbe costretta a riconsiderare la sua politica monetaria. Un aumento dei tassi di interesse per contrastare l’inflazione potrebbe soffocare la crescita economica, mentre un approccio più accomodante rischierebbe di alimentare ulteriormente i prezzi al consumo.
L’Europa, e in particolare l’Italia, non sarebbe immune. Un aumento del 10-15% dei prezzi energetici potrebbe aggiungere fino a due punti percentuali all’inflazione nelle economie avanzate, secondo Unimpresa. In Italia, dove il costo della benzina e del gasolio è già un tema sensibile, i consumatori potrebbero affrontare rincari significativi, con effetti a cascata su trasporti, produzione industriale e bollette energetiche.

Impatti sui Mercati: Volatilità e Opportunità

L’impennata del prezzo del petrolio ha già avuto riflessi immediati sui mercati. Dopo gli attacchi israeliani, il Brent è salito del 7,89% e il WTI ha registrato un +8,23% a 73,64 dollari, segnando il maggior rialzo intraday da marzo 2022.
Tuttavia, non tutti i settori soffrono. I titoli energetici, come Eni (+1,72%) e Tenaris (+0,23%), e quelli della difesa, come Leonardo (+1,61%), hanno beneficiato del clima di incertezza. Questo dimostra come, anche in momenti di crisi, l’analisi intermarket possa individuare opportunità di investimento. Le materie prime, in particolare petrolio e metalli preziosi, si confermano una copertura efficace contro l’inflazione e la volatilità geopolitica.

Rischi Sistemici: Lo Stretto di Hormuz e le Catene di Approvvigionamento

Quindi in questo momento il vero “game changer” sarebbe un blocco dello Stretto di Hormuz. Con 20 milioni di barili di petrolio e un quarto del gas naturale liquefatto che transitano giornalmente, un’interruzione prolungata potrebbe portare a una crisi energetica globale. La Cina, che importa 1,5 milioni di barili al giorno dall’Iran, dovrebbe cercare fonti alternative, spingendo ulteriormente i prezzi al rialzo. Inoltre, le strozzature nelle rotte commerciali, come già visto con gli attacchi Houthi nel Mar Rosso, aumenterebbero i costi di trasporto e assicurativi, con ricadute su merci e materie prime.
Questo scenario non colpirebbe solo l’energia. Un’inflazione più alta ridurrebbe i margini delle imprese, colpirebbe i consumatori e gli investimenti strutturali… Insomma non sto a menarvi troppo il torrone con discorsi che conoscete a memoria.
Intanto per gli investitori, il messaggio è chiaro: la diversificazione rimane la chiave. In un contesto di alta volatilità, è fondamentale bilanciare il portafoglio con asset che possano resistere agli shock geopolitici.
Poi è ovvio. Lo studio di JP Morgan ci ricorda che, in uno scenario estremo, il Brent potrebbe toccare i 130 dollari al barile, spingendo l’inflazione USA al 5% e creando pressioni senza precedenti sulle banche centrali. Tuttavia, l’OPEC+ dispone di capacità produttiva inutilizzata, e l’Agenzia Internazionale per l’Energia potrebbe rilasciare scorte d’emergenza per stabilizzare i mercati.
Però lo shock di una escalation della situazione non potrà essere trascurabile.

 

STAY TUNED!

Danilo DT

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